Il rapporto medico paziente, l’indagine diagnostica, l’atto terapeutico si rivelano aspetti di un inscindibile insieme unitario, processo cui il paziente e il medico e lo scenario ambientale partecipano supportandosi e modulandosi reciprocamente in un progressivo percorso medico di proficue convergenze e concertazioni, il concerto terapeutico. Ne conviene valutare alcuni aspetti, l’incontro, il colloquio, il contatto.
L’incontro
Chi cura con l’ago conosce le persone attraverso se stesso.
Neijing Suwen 5°
Ogni giorno circa ogni persona al mondo concepisce in modo implicito o esplicito fra le proprie priorità il mantenimento della propria salute, come pure il riacquistarla, secondo le singole situazioni, e questo già in tutto è intervento curativo. Come si sa ognuno è medico di se stesso e lo è a tempo pieno, non è un modo di dire, vale anzi a chiarire come un intervento curativo sia sempre in atto, vivere è autoterapia quotidiana, prevenzione e cura. A volte essere medici di se stessi non risulta sufficiente al restare in salute, allora la persona che non sta bene può scegliere di consultare un’altra persona con il progetto ascoltarne e consigli e di forse delegargli la propria cura, pari pari capita anche ai medici di chiedere un consulto a colleghi. Dapprima spesso la persona accenna a un parente del proprio malessere, si sa l’affetto cura, ma in seguito può decidere di rivolgersi a un professionista, cioè a un’altra persona che di lavoro cura gli altri, altisonante azzardato prospetto, sceglie così un terapeuta, un medico, un pronto soccorso ospedaliero, perché vivere significa scegliere, e farsi curare pure, e curare pure. Anche solo decidere di telefonare al medico è già terapia. Quante volte un paziente riferisce un dolore che lo affliggeva da giorni e l’ha condotto in ambulatorio, eppure ora non c’è modo di rintracciarlo, neppure premendo zona per zona l’intera regione corporea. Il dolore non c’è più, la sciatica non ha lasciato traccia. La scelta di consultare il medico, in tutto già terapia, ha di per sé risolto il disagio, chissà se in via momentanea o definitiva. Sedendoci sulla poltrona odontoiatrica a non pochi è capitato di non provare più alcuna fitta al molare, conosciamo queste vicende. Per certi aspetti dunque un paziente è in terapia ben prima dell’incontro con il medico, già quando sceglie di consultarlo, pure a suo tempo questo incontro avviene. Il paziente e il medico si osservano e acquisiscono altre percezioni oltre la vista, ad esempio i profumi e gli odori, questo specifica l’usuale compendio medico cinese. Ovvio come la MTC riconosca già in questo primo momento tutte le sensibilità e gli ascolti che permettono al medico di avere informazioni, anche metalogiche e sovrarazionali circa la persona che è entrata nell’ambulatorio. E’ momento di estrema importanza in cui i due individui e i loro corpi sottili entrano in relazione già in una prospettiva terapeutica. Una caratteristica di un qualsiasi incontro terapeutico che non viene per lo più posta in sufficiente evidenza è la sua reciprocità. Già in questa prima fase il paziente è quanto mai vigile nell’osservazione della scena curativa, l’ambulatorio, e il medico, ogni sua sensibilità, logica come sovra logica è viva e dalle informazioni che gli vengono dipende la sua disponibilità a accettare, interpretare, incentivare e realizzare il messaggio curativo, la sua compliance. Anche in questo dunque l’incontro è già terapia. Il rapporto medico paziente si instaura e realizza quindi in maniera reciproca e interattiva. Fin dall’incontro e tanto più poi attraverso il colloquio e il contatto il medico valuta il paziente e il paziente valuta il medico. Il primo ricerca segnali certi in cui fondare la correttezza della propria diagnosi e della scelta terapeutica, nel contempo il secondo ricerca segnali certi in cui fondare la correttezza della propria fiducia accordata a quel terapeuta, quando si svolge in questo modo simmetrico e quando entrambi trovano quanto ricercano, il percorso medico paziente è attivo e procede al meglio.
Il colloquio
Parole sincere non seducono, parole seducenti non sono sincere.
La verità non argomenta, ciò che argomenta non è verità. Cultura non è saggezza, saggezza non è cultura. Il santo non accumula, più elargisce più ottiene, più dona più ha. La via del cielo elargisce e non nuoce, la via del santo si attua e non contende.
Taotejing 81°
Da sé l’osservare, la conoscenza visiva, si implementa in breve con il colloquio e qui il compendio MTC sottolinea in due successivi metodi diagnostici, ascoltare e domandare, l’aspetto diagnostico del colloquio, l’occasione e le modalità di assumere informzioni. Ovvio però come un qualsiasi incontro, un qualsiasi colloquio si realizzi in uno scambio di informazioni, e come quindi questo specifico colloquio possieda un chiaro valore terapeutico, dato che il terapeuta fornisce informazioni al paziente proprio mentre le ottiene, come del resto è in qualsiasi protocollo di consenso informato. Si sottolinea così come l’importanza del colloquio trascenda il valore diagnostico e come parallelamente ad esso assuma un chiaro valore curativo. Il colloquio è già piena terapia, oltre ad ascoltare e domandare, conviene considerare le altre modalità presenti in ogni colloquio, rispondere e affermare e rispettare i silenzi, circa la cui importanza credo ogni medico concordi. Va per altro notato come invece fra le metodiche terapeutiche dell’usuale compendio MTC il colloquio non risulti indicato. Certo sulle prime può risultare difficile comprendere come l’usuale compendio MTC non riconosca il colloquio come via curativa, considerando ad esempio come questo stesso compendio individui gli eccessi emozionali quali primari cause di patologia e ne specifichi le singole modalità e i riferimenti metabolici.
o Per altro però, anche nelle odierne dirette esperienze in Cina l’evidenza è
come il colloquio in MTC sia limitato ad avere specifiche informazioni per definire la diagnosi energetica, e va notato come neppure i compendi di altre medicine tradizionali evidenzino per lo più il colloquio fra le metodiche terapeutiche. A ben vedere, le motivazioni di questa mancanza possono essere diverse, fra queste ne distinguiamo alcune:
• La natura sciamanica e rituale delle medicine tradizionali male si
accompagna al libero svolgimento di un colloquio terapeutico e si frappone ad un interattivo rapporto medico paziente.
• Le società tradizionali, composte di etnie con idiomi e dialetti
diversi, poco si offrivano a scambi di opinioni fra medici e pazienti che le più volte appartenevano a realtà culturali distinte e distanti.
• Parimenti distinte e distanti erano le rigide appartenenze a classi sociali,
tale che le più volte rendevano del tutto inopportuno un protratto e approfondito colloquio fra sconosciuti, fossero pure medico e paziente.
• Quanto alla pratica della MTC nella Cina recente, le strette
tempistiche dei trattamenti ospedalieri hanno condotto a protocolli medici efficienti e stringati, in cui un adeguato colloquio male si pone.
o Ben diversa l’odierna situazione sociale specie in Occidente e a
questa ci si riferisce concependo il concerto terapeutico all’interno di tre successivi complementari momenti, l’incontro, il colloquio, il contatto, ad un tempo diagnostici e terapeutici. Conviene ora approfondire il tema del colloquio terapeutico. Se l’atto terapeutico, l’agopuntura o il massaggio tuina ad esempio, valgono quale fattivo riequilibrio energetico organico, oggi il colloquio che li precede è altrettanto importante anche da un punto di vista terapeutico, vale infatti a preparare l’organismo a ricevere l’atto terapeutico e a interagire positivamente con esso. Più ancora, il colloquio vale a che il paziente presenti aspettative, certezze, dubbi, necessità, desideri, speranze, e metta così in luce le proprie direzioni e le proprie scelte e se ne chiarisca i substrati organici, emozionali, mentali, al fine di ritrovarsi facilitato nell’individuare coordinate e schemi di vita meglio confacenti il proprio benessere.
Infinite possono infatti essere le cause e le concause e le scatenanti che hanno condotto il paziente alla malattia, momenti congeniti e ambientali ogni volta variamente si intrecciano in sommatorie di carenze ereditarie, errori dietetici, eccessi climatici e emozionali, in ogni caso la persona si è ammalata e per recuperare la salute ora conviene si avvii in un cammino adeguato, un percorso composto di interventi terapeutici da un lato, e di passi corretti dall’altro, di giornate rettificate da colori e tinte che bene interpretano il proprio quotidiano, e non possono che essere frutto di una più chiara comprensione dei significati della propria vita. Ed è qui che il colloquio si può rivelare indispensabile cura, a favorire l’individuazione della direzione in cui avviarsi e gli ambiti e coordinate del nuovo percorso salutare. Si comprenda bene, non si intende qui affatto inserire note di psicoterapia, si intende anzi del tutto prescinderne, riconoscendo tutte le vie terapeutiche di cui di fatto da sempre ogni giorno si dispone in ogni ambulatorio al mondo, e il colloquio è fra queste.
Il contatto
L'agopuntore che sta per pungere concentri tutta la sua intenzione sulla punta esatta del suo ago. Pungendo attraverso la superficie corporea egli può giungere fino allo spirito del malato, e così condensarne e diffonderne la vitalità.
Neijing Lingshu capitolo 9°
Intendo qui l’intenzionale contatto curativo che si realizza fra terapeuta e paziente, sia puramente sottile e non fisico, sia esso manuale, come la palpazione, sia esso mediato da una o più metodiche terapeutiche, come l’agopuntura. Il consiglio è di contestualizzare chiaramente la successione dei diversi momenti del trattamento, specie l’incontro e il colloquio da un lato e il contatto dall’altro, dato che a queste due principali fasi corrisponde anche un differente atteggiamento interiore del terapeuta. Consiglio ad esempio una collocazione in due ambienti distinti di queste due fasi, oppure una collocazione in due aree di un unico ambiente, in ogni caso segnando comunque il passaggio fra l’incontro e il colloquio ad esempio alla scrivania e il contatto al lettino. Già durante l’incontro e il colloquio le più volte viene iniziato un primo contatto, ad esempio rappresentato dalla stretta di mano all’incontro, oppure dalla presa dei polsi radiali che non raramente viene iniziata già durate il colloquio. Quest’ultimo è esame centrale nella diagnostica cinese in cui le mani del terapeuta cingono i polsi del paziente, la destra il sinistro, la sinistra il destro. I polpastrelli del terapeuta, ove sono situati punti di straordinaria rilevanza energetica, palpano a lungo le piane radiali di entrambi i polsi del paziente, ove scorre feijing, il canale di polmone, organo signore del soffio organico. Ovvio dunque l’importante momento di contatto terapeutico e di flusso energetico che già si va instaurando. Considerando sia l’attenzione diagnostica e l’intento curativo vivi nel terapeuta durante questo esame sia la complementarità destra sinistra che si realizza nel contatto manuale fra terapeuta e paziente, risulta evidente il fattivo il circuito yinyang che si instaura fra i due. La palpazione pulsologica realizza dunque di solito il primo solido contatto terapeutico e come detto si attua fin durante il colloquio per svilupparsi poi nella seconda parte del trattamento al lettino. Prende poi spazio la palpazione diagnostica, che si rivela qui importante momento del contatto terapeutico, la pulsologia somatica da un lato e la palpazione somatica dall’altro, palpazione dei canali principali e dei collaterali interessati dallo squilibrio e delle zone corporee affette e dolenti, palpazione dei punti di assentimento e di allarme, beishu e mu, e palpazione dei punti antichi pertinenti al caso in esame. E una volta declinata la diagnosi energetica del caso in esame e precisati principi e regole e strategie e metodiche terapeutiche, ci si avvale ancora di importanti contributi che vengono dalla palpazione somatica. E’ infatti ancora al lettino, rintracciando sul paziente i punti dolenti alla palpazione fra i punti che possiedono significatività nel caso in oggetto e che sono parte di possibili ricette atte a realizzare il riequilibrio, che l’agopuntore attua la definitiva ricetta terapeutica fra le varie possibilità, e va ancora ricordato come anche questa palpazione sia ad un tempo momento diagnostico e terapeutico.
Carlo Moiraghi